I seggi elettorali italiani all’estero hanno votato venerdì e sabato. Io ho fatto lo scrutatore in uno dei seggi italiani di Francoforte. Quindi via con le impressioni:
- Affluenza nella mia sezione: intorno al 2%. L’affluenza di tutti gli italiani residenti in Germania è stata di circa il 4%.
- La burocrazia italiana sulla gestione delle elezioni è contorta, idiota, inutile, farraginosa, contraddittoria e estremamente dispendiosa.
- Se un seggio elettorale all’estero può rappresentare le proporzioni di emigrazione tra Nord e Sud, direi che al Sud c’è stata ed è ancora in corso una vera diaspora. Solo nella mia sezione (quindi qualche quartiere di Francoforte e alcuni comuni vicini) avevamo un centinaio di schede per la circoscrizione Nord-ovest e oltre duemila per Sud e isole insieme.
- Il consolato italiano non sa fare quello che dovrebbe fare un consolato (1). Moltissimi elettori sono arrivati sabato all’ultimo momento perché credevano si votasse anche domenica, come in Italia. Suppongo che la stragrande maggioranza di loro sia andata domenica al seggio per poi trovarlo chiuso (e la cosa spiegherebbe in parte l’affluenza bassissima). Questo perché i certificati elettorali sono stati spediti all’ultimo momento e a molte persone non sono arrivati. Inoltre, siccome quasi tutti gli italiani residenti nella sezione consolare hanno ricevuto prima (molto prima) l’invito ad iscriversi alle circoscrizioni tedesche, la maggior parte di loro non ha manco preso in considerazione la possibilità di votare come elettori italiani, e hanno scelto di farlo come elettori tedeschi.
- Il consolato italiano non sa fare quello che dovrebbe fare un consolato (2). Il motivo per cui ho fatto lo scrutatore è perché il consolato si è accorto cinque giorni prima di non avere abbastanza scrutatori e segretari, e ha mandato mail per reclutare disperatamente gente. Io mi sono detto “facciamolo”. Un’altra scrutatrice della mia sezione era una signora che qualcuno ha letteralmente precettato un paio d’ore prima dell’apertura.
- Tra gli elettori, alcuni tedeschi con cittadinanza anche italiana. Mi chiedevo perché avessero scelto di votare come elettori italiani e non tedeschi, poi ho scoperto che l’Italia, unico paese in Europa, permette il doppio voto a chi ha doppia cittadinanza: un voto da italiano e un voto da cittadino locale nei rispettivi seggi. Insomma, quei tedeschi stavano solo sfruttando un bug burocratico italiano per votare due volte.
- Lo spoglio dei seggi esteri si fa in Italia (domenica le schede erano in viaggio per le rispettive circoscrizioni).
- Il nostro seggio era nell’Istituto Italiano di Cultura di Francoforte. Non lo avevo mai visto, e sarebbe stato meglio non vederlo. È un appartamentino al piano rialzato di un condominio in un quartiere residenziale e defilato. Stiamo parlando dell’Istituto Italiano di Cultura in una delle città più influenti d’Europa, tra l’altro la città che ospita la fiera del libro più importante del mondo. Se lo paragono all’Istituto Cervantes di Francoforte (un edificio moderno, enorme, in una zona centralissima) mi sento ghiacciare il sangue nelle vene e come italiano provo una vergogna angosciante. Le varie sezioni del seggio erano dislocate nelle minuscole (e poche) stanze dell’istituto. La mia sezione era nella BIBLIOTECA DELL’ISTITUTO: una stanza di 30 mq con una libreria piena di volumi accatastati alla rinfusa e appena più grande di quella che io ho a casa (e se me lo si concede, a giudicare da quello che ho visto, la mia libreria supera quella biblioteca per qualità, ma non è che ci volesse molto…).
- Un elettore giovane, sulla trentina, si è seduto in cabina e ci è rimasto per un quarto d’ora. Dal volto incazzato nero che aveva all’uscita, ho dedotto che avesse riempito la scheda con una logorroica dichiarazione di astio, magari ricca di turpiloquio, rivolta genericamente alla classe politica. Impossibile non provare un po’ di empatia e solidarietà, ma anche quell’imbarazzo particolare che in tedesco si dice Fremdschämen e che tradurrei come vergogna per interposta persona. A che serve? Energie che vengono rovesciate improduttivamente su una scheda elettorale che sarà aperta e letta da un impiegato dell’Interno, il quale nella migliore delle ipotesi farà spallucce, nella peggiore una risata.
- Un elettore sulla quarantina, avendo appreso in loco che tre eventuali preferenze dovevano per legge comprendere un candidato di sesso diverso dagli altri due, ha detto: “Allora voto Cecchi Paone, che è sia maschio che femmina, e risolvo il problema”, guardando poi me (unico uomo nella sezione) alla ricerca di uno sguardo di approvazione per la battuta che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere simpaticissima. Ha trovato uno sguardo che gli dava esplicitamente del coglione. Poi ha chiesto di avvicinarsi al cartellone affisso al muro per dare una scorsa ai nomi della lista che gli interessava, ed era ovviamente Forza Italia.
- Presidente, segretario e scrutatori della mia sezione (tutte donne italiane non dipendenti pubbliche): un concentrato di serietà, elasticità mentale e grande professionalità. Ci sarà un motivo se vivono all’estero e non in Italia.
- Venerdì ho preso servizio come scrutatore con tre quarti d’ora di ritardo, a causa dei soliti disservizi del trasporto pubblico di Francoforte (S-Bahn cancellata), perché in Italia non funziona un cazzo, ma è bene ricordare che la Germania manco è ‘sto paradiso di efficienza.
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15 commenti
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27 maggio 2014 a 14:24
smilablomma
ho fatto la scrutatrice a Manchester e ti rivelo che qua è stato tutto identico, compreso il parallelo tra la nostra sede e l’istituto cervantes spagnolo.
anche io ho trovato un cretino che mi ha detto “vorrei votare la destra, ma qual è?” e per fortuna mi sono giocata il “mi spiace ma non posso suggerirle nulla”.
qua i votanti sono stati pochissimi, e oltre la metà di quei pochi erano italo-eritrei, unico dato davvero soprendente, per me, di queste inutilissime votazioni.
ho pure votato per le comunali di Manchester: 1 penna, 1 foglietto fotocopiato e 1 X. no burocrazia e tutto facilissimo.
c’è un motivo per cui in italia è tutto un macello.
28 maggio 2014 a 13:23
Paolo
“Presidente, segretario e scrutatori della mia sezione (tutte donne italiane non dipendenti pubbliche): un concentrato di serietà, elasticità mentale e grande professionalità. ”
Come si dice, ognuno col proprio cor l’altrui misura. Ho pensato a tutte le tue impressioni che hai riportato, e mi sembrano tutte quelle di una persona che ormai non fa più parte dell’Italia, e la vede da fuori e in questo modo elabora gli stimoli esterni. Buon per te, sono contento e orgoglioso, temevi di avere – qualche mese fa – la fase di rifiuto e direi che l’hai superata. Ormai in Italia verrai per le vacanze.
Sul serio, sono contento. Forse un po’ malinconico, però credo che è ben meglio che tu sia circondato da persone serie e professionali, che non stare in questa barzelletta di paese.
28 maggio 2014 a 14:23
avi
Caro Totentanz, leggere queste riflessioni dulcamare fa bene al cuore, perlo meno mette le cose in prospettiva.
Degli istituti italiani di cultura pensavo di aver sentito il peggio umanamente possibile ma mi sbagliavo, evidentemente dopo il fondo c’è ancora da scavare…
30 maggio 2014 a 16:28
gattosolitario
In veritá votare per due paesi é reato con la doppia cittadinanza… proprio in Germania c’é stato un caso famoso a queste elezioni.
30 maggio 2014 a 19:14
Totentanz
Esatto! Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire. Oltretutto, che sia reato è scritto pure chiaro e tondo nei seggi delle sezioni estere. O è cieco, o l’ha fatto a posta per far scoppiare il caso.
2 giugno 2014 a 13:25
Werckmeister
A casa hai una biblioteca di circa 30 m^2? Ma chi sei, Benedetto Croce?!
2 giugno 2014 a 19:39
Totentanz
Forse mi sono espresso male. La stanza era di 30 mq, non la libreria in sé, che invece ne occupava solo una parete.
11 giugno 2014 a 12:40
Aurora
Mi sento in dovere di spezzare una lancia in favore dell’Italia, o, per meglio dire, per l’Italia del Nord e in particolar modo il Veneto. Caro Totentanz e tutti voi expats, quando leggo i vostri resoconti sull’Italia e gli Italiani all’estero, ecco, io non mi ci riconosco affatto! Qua in Veneto io non ho mai avuto problemi burocratici di sorta, ma anzi, le cose scorrono pacifiche e tranquille ed efficiaci, all’inglese direi. Ora, può darsi che la mia città sia solo un’eccezione, ma forse davvero a questo punto l’immagine che noi italiani trasmettiamo dell’Italia all’estero è solo quella dell’Italia del Sud, che, tra parentesi, io paesaggisticamente e “culturalmente” amo, ma in cui farei fatica ad abitare. Però non vorrei che gli stranieri ci vedessero solo come popolo disorganizzato, inefficiente e superficiali, perché in molti parti d’Italia non è affatto così.
11 giugno 2014 a 16:33
Totentanz
…scrisse quella che viveva nella terra che non c’entrava niente coi mali italiani e le grandi infrastrutture si costruivano senza tangenti e corruzione, vero Aurora?
Se uscissi dal tuo idilliaco paesello veneto e guardassi la tua regione con occhi diversi, ti accorgeresti di quanto il Veneto sia culturalmente omologato al resto d’Italia, nel bene e nel male. Forse più nel male: nel Sud Italia c’è meno razzismo.
11 giugno 2014 a 19:28
Aurora
Io non vivo in un paesello, ma in una città universitaria molto aperta culturalmente. Non nego che la campagna veneta sia retrograda, anzi, ma cosa facciamo adesso? Ci mettiamo a negare che il Sud italia sia meno avanzato e meno meritocratico, cose tra l’altro che ho letto più volte sul tuo blog? Cioè quando lo dici tu va bene e quando lo dicono gli altri no? Eddai, mi aspettavo altra risposta dall’autore di questo blog.
Ciao
11 giugno 2014 a 19:32
Aurora
E tra parentesi, la mia città ha sempre avuto un sindaco di sinistra e il fatto che tu dica che i veneti siano razzisti non è forse “razzismo” anche questo? Ti dirò la verità, e cioè che io ho assistito a forme di razzismo più nelle poche (lo ammetto) volte che sono stata al Sud che qui a Padova.
Pace e bene, ciao.
11 giugno 2014 a 20:38
Totentanz
Cara Aurora, non ho detto che i veneti sono razzisti e mai mi sognerei di dirlo, ho detto solo che nel Veneto c’è più razzismo, la qual cosa può essere vera o no, ma è la mia impressione basata sul fatto che la tua regione è stata per anni il bacino elettorale per eccellenza della Lega, e dalla tua regione provengono con leggerezza commenti proprio come il tuo.
Vuoi sapere una cosa? Io vengo attaccato anche da molti napoletani, che non si riconoscono in quello che scrivo, che dicono che io esagero e che tutto sommato a Napoli non si vive così male. Per me è il segno che l’Italia è unitissima da nord a sud in un provincialismo che non le fa conoscere nient’altro, che non le permette di migliorarsi attraverso il confronto, quel provincialismo che le fa credere di bastare a sé stessa.
In ultimo, mi tocca leggere nel tuo commento “l’immagine che noi italiani trasmettiamo dell’Italia all’estero è solo quella dell’Italia del Sud” proprio nei giorni in cui l’ennesima figura di merda italiana strombazzata sui media tedeschi è il venetissimo scandalo delle tangenti del Mose.
Non ti senti affine ai meridionali, e lo capisco, per molti versi io non mi sento affine ai settentrionali, ma da un punto di vista estero, quale è quello che ho acquisito vivendo in Germania, ti dico che Piemontesi e Pugliesi, Veneti e Campani sono molto più affini tra loro di quanto credano di essere. E ti dirò: di italiani cafoni e farabutti, quelli che fanno vergognare anche me di essere italiano, in Germania se ne sentono in giro con tutti gli accenti italici, dalle Alpi allo Ionio.
Stai molto attenta con questa cultura del minoritarismo meridionale, che altro non è che un rimasuglio di quel feroce razzismo postunitario contro i meridionali (devo ricordarti Lombroso?) che oggi si è stemperato nella correttezza politica ma di certo non è morto. Fidati, qui all’estero Veneti e Napoletani sono amati e detestati per motivi equivalenti, e non certo perché il marketing pubblicitario dell’italianità sia tutto nelle mani dei meridionali.
11 giugno 2014 a 20:42
Aurora
Forse dai miei commenti è trasparso un orgoglio veneto che in realtà non c’è, non fosse altro per il fatto che io veneta non sono, ma mi sono trasferita qui per motivi di studio. Confrontando la mia regione di origine e la mia nuova città adottiva, non posso che notare un NETTO cambiamento in meglio. Che molti dei veneti abbiamo una mentalità ristretta, campagnola e razzista non soltanto non lo nego, ma l’ho più volte rinfacciato a molti veneti.
E neanche quel “provincialismo che non fa conoscere nient’altro” mi si addice, dato che tra qualche mese prenderò valige e bagagli e mi trasferirò in pianta stabile (ne sono quasi convinta) all’estero, sempre per motivi di studio. Cioè, non vorrei che chi leggesse il mio commento pensasse che sia frutto della casalinga veneta provinciale di turno che non ha mai messo il piede fuori dal suo comune. Al contrario. Dato che posso confrontare la mia esperienza dell’aver vissuto in tre regioni italiane molto diverse tra loro, e dato anche che è ormai da parecchio che covo la voglia do andarmene dall’Italia (in quanto, appunto, non accecata dal provincialismo italiano che menzionavi prima), ecco, l’unica cosa che ho voluto rimarcare è che la qualità di vita a Padova (perché io parlo di Padova, eh, non di Musile sul Piave!) è alta, c’è poco da fare. Qua l’università è piena di studenti che vengono da altre regioni, come me, e non so se l’università di Napoli o Palermo può dire lo stesso. Nessun elogio leghista al Veneto, lungi da me farlo, io che tra poco scapperò dall’Italia vergognandomi della sua classe dirigente.
11 giugno 2014 a 20:52
Totentanz
Ti rispondo su due punti:
Napoli ha l’università più antica del mondo occidentale (l’odierna Federico II) e un’altra università (L’Istituto Orientale) pure molto antica, entrambe prestigiose e frequentate da studenti provenienti da tutta Italia e non solo.
Padova ha una qualità della vita molto alta rispetto a una qualsiasi città del sud. È ovvio, chi lo nega. La qualità della vita è alta dove girano parecchi soldi. È un dato di fatto che dall’unità d’Italia in poi il rapporto di ricchezza tra nord e sud si è invertito. È solo un po’ azzardato usare questo parametro per stigmatizzare la cultura meridionale.
11 giugno 2014 a 21:03
Aurora
Eh no! Chi ha mai stigmatizzato la cultura meridionale? Semmai quello che ho cercato di dire è quanto certi meccanismi feudali, nepotismo etc., sia presente in misura decisamente più avvertibile, anche a livello di vita quotidiana (mi pare di desumere dai blog) nel Sud rispetto al Nord (che non ne è esente, lo so benissimo, altrimenti vivrei nella mia bella isola felice padovana e chi se ne andrebbe?). Cioè, per dirti, io di impiegate bastarde alla Posta ne ho incontrate anche qui, ovvio, ma tutto quello che dovevo fare l’ho potuto fare in un tempo ragionevole. Quando ho letto il tuo famoso post sul confronto tra banche (mi pare) napoletane e tedesche, mi sono venuti i bollori dalla rabbia!