Lasciatemi correggere alcune inesattezze contenute nelle dichiarazioni di Rotondi in questo articolo del Corriere. Da impiegato tedesco, credo di saperne più di lui (o di chi magari ha stravolto le sue parole).
Non è vero che la pausa pranzo in Germania dura mezz’ora. È vero invece che in Germania si usa il flextime, che lascia all’impiegato un discreto margine di libertà nel gestirsi le ore di lavoro che quotidianamente deve alla sua azienda (anzi, mensilmente, siccome con il flextime si può scegliere di lavorare meno un giorno e più un altro giorno). Grazie al flextime, l’impiegato tedesco può scegliere di ridursi la pausa pranzo a mezz’ora, ma anche di allungarsela a dismisura. In genere se la riduce al minimo non per essere più produttivo – come sembra dire Rotondi – ma semplicemente per concludere prima la sua giornata lavorativa e smammarsela in tempo utile per fare altro.
In genere il flextime funziona così: l’impiegato deve mensilmente un tot di ore lavorative all’azienda, distribuite per tot giorni lavorativi, e all’azienda non frega un’emerita cippa se l’impiegato marca il suo ingresso alle sette o alle dieci del mattino, siccome, essendo un’azienda tedesca e non italiana, le è estraneo il concetto di lavoratore dipendente come individuo da disciplinare e tenere a bada, ma le interessano solamente la performance e ai risultati finali. Di solito il flextime prevede un kernzeit, un arco di tempo in cui bisogna necessariamente essere in ufficio (per esempio, dalle undici alle quindici), lungo il quale si possono far scivolare a piacere le proprie otto ore lavorative, ma anche no, perché quando il lavoro è teso solo a una performance e non necessita di una particolare coordinazione con altri uffici o con l’esterno, non c’è neanche il kernzeit.
La pausa pranzo segue la stessa logica. Non può essere eliminata perché è obbligatoria per legge, ma può essere gestita a piacere. Io, per esempio, posso andare in pausa pranzo quando mi pare e starci anche fino a due ore. Se ci rimango solo mezz’ora, non è certo per spingere al massimo la mia produttività, ma per non allontanare l’orario di uscita, essendo particolarmente affezionato alla mia vita privata e a quello che faccio in orari extralavorativi (ma anche perché, una volta magnato e preso il caffettino, non è che abbia molto altro da fare).
Come al solito, quando si vuole prendere un paese estero come modello per proporre un cambiamento, si stravolgono gli aspetti più importanti e li si mistificano per dare una parvenza di ragionevolezza alle puttanate che si dicono.
Una pausa pranzo obbligatoria di mezz’ora da passare alla scrivania è una roba che si inserisce alla perfezione nell’andazzo barbarico del mondo del lavoro italiano, mentre il flextime connoterebbe un salto in avanti di civiltà che gioverebbe alla produttività, ma temo che Rotondi non abbia ben compreso la differenza.
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22 commenti
Comments feed for this article
23 novembre 2009 a 16:00
Yoshi
ben detto.
in parole povere al lavoratore tedesco viene data libertà collegata a responsabilità, giusto?
23 novembre 2009 a 16:05
Marco Barisione
Stesso per me qui in Inghilterra: devo fare 35 ore a settimana, come le distribuisco non importa.
Oggi ho mangiato davanti al computer mentre lavoravo, ma venerdì sono andato a pranzo fuori per 2 ore…
23 novembre 2009 a 16:11
totentanz
Yoshi, esatto.
Marco, qualcosa mi diceva che anche in UK non dovesse essere diverso!
23 novembre 2009 a 16:15
massimo
Ben detto (e scritto).
Poi siccome l’uomo è abitudinario -specie quello nordeuropeo- tutti, o quasi, finiscono per entrare alla stessa ora ed uscire alla stessa ora.
23 novembre 2009 a 16:21
totentanz
Non direi. Nel mio ufficio entriamo e usciamo agli orari più disparati.
23 novembre 2009 a 16:43
marcoboh
ma rotondi che ne sa? scommetto che ha parlato solo per sentito dire. e poi, ce lo viene a dire proprio uno dei mille e più che la produttività ce l’hanno nel sangue?
23 novembre 2009 a 17:48
rose
l’orario elastico esiste anche nelle aziende italiane (più o meno elastico). in 2 delle 3 case editrici in cui ho lavorato la pausa minima era appunto mezz’ora. comunque sia, l’uscita di rotondi ha senso solo se vuole far lavorare tutti 9 o 10 ore al giorno :)
23 novembre 2009 a 18:29
Katia
E comunque l’italiano medio è a conoscenza di cosa sia un orario flessibile. Figurati se non sa qualcosa che gli potrebbe tornare comodo! … e mangiarsi una barretta energetica con l’occhio incollato al PC non conviene a nessuno.
Non abbiamo poi mica l’anella al naso!
23 novembre 2009 a 20:30
fabristol
Confermo per il Regno Unito pure io. E confermo la voglia dell’inglese, come del tedesco di scappare il prima possibile alle 5 del pomeriggio. Si fanno apuse pranzo minuscole per scappare il prima possibile, non per lavorare di più!!
24 novembre 2009 a 07:07
Flavio
Anche in Finlandia abbiamo il flextime piú o meno come un Germania o UK.
Nazione di mattinieri, non é raro che si cominci alle 6 o 7 per tornarsene a casa alle 2 o 3.
In molti uffici é l’impiegato stesso che “entra” le ore.
É ovvio che anche noi tendiamo a ridurre la pausa pranzo per potercene tornare a casa prima. A parte il venerdí, che é il giorno degli schnitzel a volonté.
24 novembre 2009 a 10:31
Eleonora
Porto la mia testimonianza che purtroppo non é positiva. Per qualche mese lavorai in un negozio di scarpe a Brema. La pausa pranzo consisteva in un panino mangiato nello sgabuzzino del negozio, in mezzo alle scatole delle scarpe. Ebbene, un giorno che era particolarmente freddo chiesi di poter andare al café vicino per comprarmi qualcosa di caldo. Tra andare, bere un cappuccino, mangiare li una cosa e rientrare in negozio ci misi circa 45min.:troppi per il mio datore di lavoro! Fui licenziata ed essendo ancora in periodo di prova non potei oppormi a quella che per me é una forma di schiavismo.
24 novembre 2009 a 10:57
totentanz
Eleonora, qui in verità si parlava di lavoro impiegatizio. È ovvio che il flextime non è applicabile a quei lavori in cui si devono assicurare degli orari per i clienti.
24 novembre 2009 a 15:35
fabristol
In UK nei negozi i dipendenti fanno i turni per mangiare perché l’orario è continuato dalle 10 alle 17. Confermo anche quello che dice Flavio sulla Finlandia. Sia qui in UK che in Svezia il venerdì si lavora part time. In questi paesi il venerdì è un secondo sabato. Si va a lavoro ma solo per fare presenza.
24 novembre 2009 a 19:46
fabristol
OT
Potrebbe interessarti. ;)
http://fabristol.wordpress.com/2009/11/24/bring-back-the-horns-where-they-belong/
24 novembre 2009 a 20:30
poggy
Volevo combinare qualcosa questo pomeriggio, ma sono capitata qui tramite un link su firendfeed e sono finita a leggere post fino al 2008. Vai dritto nei miei feed preferiti :)
24 novembre 2009 a 21:16
totentanz
Fabri’, grazie, ma non c’era bisogno di segnalarlo, sono abbonato ai tuoi feed :-)
Poggy, onorato.
24 novembre 2009 a 21:45
TuttoFaMedia
Contento che questo post stia girando.
Se qualcuno spara minchiate qualcun altro deve intervenire.
24 novembre 2009 a 22:04
fabristol
Oops scusa. :D
Comunque hai sentito che Ronnie James Dio è in ospedale? Ha cancellato il tour europeo. Cacchio avevo comprato i biglietti per il suo concerto a Bristol. Peccato. Povero Dio, ha quasi 70 anni.
24 novembre 2009 a 22:55
totentanz
Ambe’… mettersi in tour quando uno c’ha una certa età…
24 novembre 2009 a 23:36
Marco Barisione
Sono l’unico che usa il suo orario flessibile per andare in ufficio alle 11? :)
25 novembre 2009 a 00:52
gattosolitario
E’ una delle cose piu’ stupide mai dette. Prova a togliere ad un impegato svedese la sua pausa pranzo piu’ le due pause caffe’ di 30 minuti l’una, e vedrai la rivoluzione. Non capiscono che chi lavora deve essere messo a suo agio, trattato con rispetto ed allora produrra’ risultati. Indipendentemente da tornelli, controlli etc… Qui in Svezia e’ anche molto comune uscire dal lavoro, fare la spesa e tornare, ed ovviamente nessuno dice nulla, in quanto quello che conta e’ il risultato finale. Non sei mica uno schiavo.
27 novembre 2009 a 15:22
Rat
Molto interessante tutto ciò,
veramente molto interessante.